QFP 2028-34: Lollobrigida, proposta PAC va cambiata radicalmente
I ministri dell'Agricoltura dell'Unione stanno discutendo per la prima volta delle proposte della Commissione sul futuro della Politica agricola comune (PAC) nel Quadro finanziario pluriennale 2028-2034.
Riparto fondi PAC 2028-2037: all'Italia 31 miliardi per gli agricoltori
Un dialogo costruttivo, ha detto in conferenza stampa al termine della prima giornata del Consiglio Agrifish del 22-23 settembre il ministro danese per alimentazione, agricoltura e pesca, Jacob Jensen, ma che di fatto sta già facendo emergere la netta contrarietà di buona parte degli Stati membri alla proposta della Commissione di fondere la PAC nel Fondo unico per i Piani di partenariato nazionali e regionali e la richiesta di una Politica agricola che sia comune, autonoma, basata su due pilastri e dotata di un budget forte.
Durissimo il commento il ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida. “Al momento - ha detto parlando con la stampa - sembra che la proposta della Commissione la condivida solo la Commissione”. Il dibattito iniziato ieri prosegue nella giornata di oggi e sarà seguito da una serie di riunioni ministeriali che la presidenza danese ha annunciato di voler organizzare per discutere su singoli temi della proposta per la PAC post 2027.
Il Consiglio conferma il no al Fondo unico per la PAC 2028-2034
Nell'ambito del pacchetto relativo al Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2028-2034, la Commissione ha proposto di inglobale la futura Politica agricola comune nell'ambito del maxi Fondo che raccoglie tutti i fondi in gestione concorrente, con una dotazione blindata di circa 300 miliardi per il sostegno al reddito e la gestione delle crisi e la possibilità di incrementare le risorse per il settore e per lo sviluppo rurale attingendo alla quota non vincolata del Fondo per i Piani di partenariato nazionali e regionali (NRP Fund). Questa quota del Fondo unico, tuttavia, dovrà dare risposte alle esigenze di finanziamento per una vasta gamma di priorità politiche, dalla coesione alla politica comune della pesca, passando per la gestione della migrazione e la sicurezza. Non vi è quindi alcuna garanzia che il taglio del 20% dei fondi per l'agricoltura, prospettato da Bruxelles per il 2028-34 rispetto all'attuale programmazione, venga compensato dall'integrazione con ulteriori risorse.
La riduzione del budget è però solo uno dei nodi critici segnalati dai ministri dell'Agricoltura. In linea con le conclusioni dello scorso dicembre, dal nuovo dibattito in Consiglio emerge la volontà degli Stati membri di garantire l'autonomia e l'indipendenza della PAC dal Fondo unico e dai Piani di partenariato nazionali e regionali, che completano il processo di nazionalizzazione già avviato con i Piani strategici nazionali della PAC 2023-27. Un analogo rischio di nazionalizzazione, con connessi rischi di distorsione della concorrenza, è stato denunciato dai ministri anche rispetto al futuro dei finanziamenti dell'UE per la Politica comune della pesca (PCP), che pure dovrebbero essere integrati nell'NRP Fund e nei Piani di partenariato.
La presidenza danese ha annunciato che, dopo questo primo dibattito orientativo sulla PAC post 2027, nelle prossime tre riunioni del Consiglio verranno esaminati in modo approfondito diversi temi della proposta della Commissione sulla futura Politica agricola comune. Il primo approfondimento tematico in agenda, ha detto Jensen in conferenza stampa, dovrebbe riguardare l'architettura verde della PAC, già al centro delle critiche delle associazioni ambientaliste che vedono nella proposta della Commissione un indebolimento della visione del Green Deal. Le altre riunioni ministeriali previste dalla presidenza riguarderanno i temi della sicurezza alimentare e dell'innovazione.
Lollobrigida, proposta PAC piace solo alla Commissione
Con un duro intervento nel corso della tavola rotonda tra i ministri e il commissario all'Agricoltura Hansen, il ministro italiano Lollobrigida ha bocciato la proposta della Commissione e chiesto di "cambiare da subito l'approccio" modificando "radicalmente l'impianto finora presentato".
Dopo organizzazioni agricole e Parlamento Europeo, ha detto intervenendo alla riunione, anche i governi si stanno rivelando per lo più contrari a una proposta che “butta a mare 60 anni di Politica agricola comune” e “rischia di minare una sovranità alimentare che non può che basarsi su una strategia condivisa e su un'indicazione di carattere europeo per il rafforzamento del settore primario”.
No a una PAC à la carte che deleghi la pianificazione degli investimenti nel settore agricolo agli Stati nazionali, quindi, ma anche no all'assorbimento delle risorse per l'agricoltura nel Fondo unico per i Piani di partenariato, “perché renderebbe indeterminato l'investimento sulle produzioni". Infine, no al taglio dei fondi: “con un bilancio europeo che aumenta significativamente, non possiamo accettare che sia una diminuzione degli investimenti per la Politica agricola comune”, ha aggiunto.
Un giudizio riportato anche nel doorstep, parlando con la stampa: “Al momento sembra che la proposta della Commissione la condivida solo la Commissione. Le parole dei governi e del mondo produttivo sono pesanti, se tutti ritengono che le proposte siano in contrasto con l'interesse generale dell'Unione di avere una politica comune adeguatamente supportata in termini di investimenti”.
Per Lollobrigida, questo quadro va letto come “un contrasto tra la volontà dei popoli europei e le burocrazie europee” che va risolto facendo “prevalere la logica democratica di rappresentanza”. D'altra parte il Parlamento Europeo - con la risoluzione sul futuro della PAC approvata in plenaria il 10 settembre, ndr - ha già detto la sua in difesa dell'autonomia della PAC con un consenso “mai così ampio”.
Per approfondire: Guida alla riforma della PAC nel QFP 2028-2034