Fondo garanzia PMI 2026: riforma all'insegna dell'addizionalità
Nel suo intervento alla 101esima giornata del risparmio organizzata dall’ACRI, il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha indicato la direzione che il Governo intende seguire nel riformare il sistema delle garanzie pubbliche.
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Per il Fondo di garanzia PMI, come per le garanzie SACE, l'obiettivo del MEF sembra essere quello di indirizzare il sostegno verso i progetti che, in assenza della copertura pubblica, non verrebbero realizzati.
MEF al lavoro sulla riforma del Fondo garanzia PMI 2026
Il 31 dicembre termina l'operatività del Fondo di garanzia stabilita dalla legge di Bilancio 2025, che ha prorogato per tutto l'anno in corso, con alcuni aggiustamenti, la disciplina transitoria di cui al DL Anticipi n.145-2023.
Il disegno di legge di bilancio 2026, che questa settimana inizia il suo inter parlamentare al Senato, non contiene al momento le nuove regole del Fondo di garanzia PMI, né interviene sulle garanzie SACE, ma il MEF è al lavoro per rendere più mirato ed efficace il sistema delle garanzie pubbliche, con novità che potranno riguardare: le percentuali di copertura; i controlli in capo alle banche; l'obbligo di sottoscrizione di polizze assicurative contro i rischi catastrofali da parte delle imprese; un limite alle garanzie che ciascun istituto di credito sarà autorizzato a concedere.
L'obiettivo generale della riforma - ha spiegato il ministro Giorgetti ieri in occasione della 101ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzato dall'ACRI, l'Associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio Spa - è “rendere il sistema delle garanzie pubbliche un pilastro della politica industriale e infrastrutturale”. Per farlo, ha fatto intendere il titolare del MEF, occorre, da una parte, intervenire su una situazione che vede una dinamica debole del credito bancario e un eccessivo affidamento delle banche alla copertura pubblica per erogare finanziamenti alle imprese; dall'altra, fare in modo che la copertura pubblica intervenga “dove il mercato da solo non ci riesce in modo efficiente”.
Se quindi dalle banche il Governo si aspetta che dedichino “il massimo delle loro energie all’attività tradizionale di raccolta del risparmio ed erogazione del credito”, dal MEF verrà un cambio di passo nella “architettura delle garanzie a sostegno degli investimenti”. Un'architettura che, a giudicare dalle parole di Giorgetti, sarà orientata al principio guida dell'addizionalità, cioé ad una maggiore selettività del sistema per fare in modo che la copertura pubblica si concentri sui progetti che altrimenti “non sarebbero stati avviati, o sarebbero stati avviati tardi o in modo parziale”.
Una direzione che si inserisce nel clima di spending review e nella stretta impressa dal Governo Meloni alla spesa pubblica, ma riflette anche le preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema, segnalate da ultimo in una recente analisi della Corte dei conti, secondo cui - anche alla luce dell'andamento delle escussioni tra 2024 e 2025 - occorre “rafforzare gli strumenti di monitoraggio per verificare l’incidenza di potenziali perdite”.
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