Pichetto: il futuro delle risorse finanziarie per interventi su dissesto idrogeologico

Foto di Pamela Hallam da UnsplashIl sistema di gestione del dissesto idrogeologico in Italia presenta ancora tante criticità, a cominciare dai finanziamenti. Per questo, come evidenziato dal ministro Pichetto in audizione in Commissione alla Camera, il MASE interverrà nei prossimi mesi con azioni volte a accelerare e uniformare le procedure di programmazione degli interventi e a semplificare le diverse linee di finanziamento previste. 

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L’Italia, per le sue caratteristiche morfologiche e idrografiche, è un Paese strutturalmente molto fragile, colpito da frequenti frane, alluvioni ed erosioni costiere, che si stanno intensificando a causa di attività antropiche e del cambiamento climatico. 

Finora, ha ricordato Pichetto intervenendo in Commissione parlamentare d’inchiesta sul dissesto idrogeologico e sismico del territorio italiano della Camera, i vari governi hanno stanziato circa 4,7 miliardi di euro tra il 2010 e oggi. Risorse che però non sono state sfruttate al meglio, dal momento che il sistema di gestione del dissesto idrogeologico nel Paese si basa su una politica di mitigazione di breve periodo, non programmatica, che non consente di pianificare e di attuare in modo efficace gli interventi. 

Il ministero intende quindi riformare il sistema per far sì che i finanziamenti siano allocati e utilizzati in modo più efficiente, basandosi sui principi guida elencati dal ministro alla Commissione. 

La situazione di dissesto del territorio italiano

Citando il recente rapporto dell’ISPRA sulla situazione di dissesto idrogeologico nel Paese, Pichetto ha ricordato che circa il 94% dei Comuni (ovvero 7.423) è esposto al rischio idrogeologico e il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. 

“Pertanto, in questo contesto, la corretta programmazione, il rapido finanziamento ed una sistematica e coordinata attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico rappresenta una priorità nazionale per la sicurezza dei territori e dei cittadini, oltre che per lo sviluppo del nostro Paese”. 

Dissesto idrogeologico: i fondi a disposizione

Analizzando gli strumenti finanziari dal 2010 ad oggi, Pichetto ha poi ricordato come abbiano “consentito la programmazione di 3.763 interventi per un importo complessivamente messo a disposizione del MASE, tra fondi di bilancio ed FSC, di circa 4,7 miliardi di euro”. “Nel periodo 2016-2023”, ha proseguito il ministro, “sono state finanziate 447 progettazioni per un impegno complessivo di circa 96 milioni di euro”. 

Per l’annualità 2025, invece, sono state messe a disposizione delle Regioni e delle Provincie autonome ulteriori risorse finanziarie ammontanti ad oltre 300 milioni di euro, le cui procedure di allocazione sono attualmente in corso.

E sempre in materia di dissesto idrogeologico Pichetto ricorda anche "le risorse messe a disposizioni con il cd. 'Fondo progettazione', 100 milioni di euro a valere sui fondi di sviluppo e coesione, allocati con lo scopo di favorire le attività progettuali fino al livello esecutivo, in quanto necessarie per il successivo appalto e per l’esecuzione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico". Uno strumento  finalizzato a consentire il rapido avvio della progettazione nelle more del finanziamento integrale del progetto che però, ha sottolineato il ministro, "a tutt’oggi, le Regioni non riescono a sfruttarne appieno le potenzialità", con la conseguenza che "troppo frequentemente (...) le attività progettuali prendono avvio con notevole ritardo rispetto al loro finanziamento". Per tale motivo il ministro ha ricordato che “per l’inserimento nel Piano degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico” il MASE ha stabilito di dare priorità di finanziamento ai progetti già beneficiari delle risorse del Fondo per la progettazione, “che abbiano conseguito almeno il livello progettuale di fattibilità tecnico-economica, ai sensi del nuovo Codice dei contratti pubblici, o il livello di progetto definitivo, ai sensi del Codice previgente”.

Le criticità della gestione attuale del rischio idrogeologico

I problemi non riguardano, però, solo il Fondo progettazione. Dall’esperienza sul campo maturata in questi anni, infatti, sono emerse delle criticità nell’attuale sistema che presiede alla programmazione, al finanziamento ed all’attuazione degli interventi di difesa del suolo, chiarite anche dal Gruppo di lavoro costituito dal Governo per effettuare un’analisi dell’attuale assetto istituzionale di governo della politica di difesa del suolo, e per proporre al contempo misure urgenti di semplificazione normativa e amministrativa.

Una prima criticità riguarda la tempistica di attuazione dei progetti che, soprattutto quando sono complessi, richiedono modifiche progettuali spesso ancor prima di poter attivare le relative procedure di gara, allungando inevitabilmente i tempi di indizione. Su questo fronte, evidentemente, l’utilizzo parziale proprio del Fondo progettazione non aiuta.

Un’altra criticità, invece, afferisce alla qualità e tipologia dei progetti. Nonostante il Decreto Sblocca Italia del 2014 (DL 133/2014) attribuisca una priorità, in termini di finanziamento, ai progetti “basati sulla natura” (nature-based solutions), “il più delle volte si prediligono proposte di soluzioni tradizionali, basate solitamente su interventi strutturali di irrigidimento dei sistemi naturali”, ha spiegato Pichetto.

Inoltre, uno degli ostacoli più rilevanti ad una gestione efficiente del dissesto idrogeologico è, secondo Pichetto, l’aumento generale dei costi di progetto “per effetto dell’aumento dei prezzi di materie prime, servizi e lavorazioni”, causato in particolare dal conflitto russo-ucraino e dalla pandemia. “Gli aumenti dei costi”, ha aggiunto a tal proposito”, sono risultati spesso rilevanti, con un impatto significativo sui budget di spesa preventivamente autorizzati ed il conseguente rallentamento delle procedure di appalto e di esecuzione dei lavori”. 

Infine, tra le altre problematiche citate dal ministro la carenza del personale delle strutture commissariali con impatti negativi sull’efficienza dell’iter amministrativo nel suo complesso, e la complessità dell’iter autorizzativo e del monitoraggio, che hanno portato il MASE a intervenire negli ultimi anni con diverse iniziative normative di semplificazione del procedimento amministrativo”, ad esempio "ampliando le prerogative dei commissari di governo, avviando il processo di interoperabilità tra i sistemi informativi di monitoraggio e semplificando i criteri di approvazione degli interventi e gli adempimenti per i progetti finanziati a valere del PNRR”. 

Le azioni prioritarie future del MASE per il dissesto idrogeologico

Alla luce delle criticità e dei ritardi che caratterizzano in Italia gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, il ministro ha comunicato che nei prossimi mesi il MASE opererà per "aumentare la sinergia ed il raccordo tra i vari livelli istituzionali nell’ottica di una pianificazione univoca di lungo respiro e di finanziamenti tra di loro complementari".

L’attuale politica di mitigazione del dissesto idrogeologico appare tutt’oggi ancorata alle sole misure di breve periodo, in quanto la programmazione è sostanzialmente annuale in assenza di una produzione efficace di strumenti di pianificazione territoriale e di conseguente attuazione degli interventi. Per questo il MASE intende superare la logica dei 'Programmi settoriali' come strumento per prendere decisioni riguardanti le politiche infrastrutturali e di lungo periodo.

Anche sul fronte dei finanziamenti il ministro individua un campo in cui agire. Allo stato attuale, infatti, “rimane un’accentuata frammentazione delle coperture finanziarie in relazione alle criticità evidenziate nella mancata coerenza rilevata tra pianificazione e programmazione, di cui tener conto al fine di salvaguardare gli interventi di maggior importo (indicativamente >20 Mil€) che spesso hanno carattere di elevata strategicità ai fini della mitigazione dei rischi incombenti sui territori interessati. Resta pertanto un ampio margine di miglioramento da effettuare per sistematizzare gli interventi di cui sono titolari le molte altre Amministrazioni che operano nel campo della difesa del suolo. In particolare, appaiono diversificati i criteri utilizzati sia per l’assegnazione delle priorità agli interventi e, quindi, della loro autorizzazione da parte delle istituzioni preposte alla pianificazione, sia per quel che riguarda gli obblighi di corretta informazione tecnica oltre che finanziaria per consentirne un efficace monitoraggio”, ha spiegato il ministro.

Infine Pichetto ritiene necessario mettere in campo un sistema che ‘ordinariamente’ semplifichi le molteplici linee di finanziamento che concorrono alla prevenzione, velocizzi la fase di programmazione e realizzazione e che coordini tutti gli interventi di rischio idrogeologico come una politica di gestione del territorio.

In tale contesto, il MASE metterà a punto anzitutto due interventi mirati. Da un lato l’accelerazione degli iter di aggiornamento costante della pianificazione in capo alle Autorità di bacino distrettuali. Dall’altro la semplificazione, l’accelerazione e l’omogeneizzazione delle procedure di programmazione degli interventi, in modo che siano coerenti con la pianificazione distrettuale e pienamente condivisi con le Regioni e le Province autonome.

In termini di coordinamento, invece, Pichetto indica anche un'altra area di lavoro. “A prescindere dalla fonte di finanziamento e dallo strumento di programmazione utilizzato”, ha spiegato infatti il ministro, “va evitato che vengano finanziati interventi di mitigazione dei rischi idrogeologici direttamente agli Enti locali, senza che le Regioni, le Province autonome e le Autorità di bacino distrettuali ne siano preventivamente messe a conoscenza”. I motivi sono molteplici: evitare possibili duplicazioni di finanziamenti, ma anche eventuali interferenze negative con le programmazioni regionali/provinciali, nonché disallineamenti con la pianificazione vigente o effetti indesiderati sui territori interessati direttamente o indirettamente dai medesimi interventi.

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