Corte dei Conti UE: Strategie Specializzazione intelligente poco allineate a obiettivi industriali UE

Foto di Ông Ngọc Dư da PexelsLe strategie di specializzazione intelligente per la ricerca e l’innovazione nelle regioni dell’UE sono al centro di una nuova analisi della Corte dei Conti europea, che individua tre principali sfide future che la Commissione deve affrontare per coglierne appieno il potenziale, tra cui la necessità di una maggiore coerenza tra le priorità di ricerca delle regioni e gli obiettivi industriali dell'Unione.

Mid term review Politica di Coesione: regolamenti in Gazzetta UE

Secondo lo studio “Le strategie di specializzazione intelligente nell’UE” dell’European Court of Auditors (ECA), sebbene siano state introdotte già per il periodo di programmazione 2014-2020 (durante questo settennato ne sono state elaborate ben 185), è difficile stabilire con certezza se le strategie di specializzazione intelligente per la ricerca e l’innovazione nelle regioni dell’UE stiano raggiungendo gli obiettivi perseguiti, ossia aiutare le regioni a specializzarsi in modo intelligente e strategico, o se siano un mero requisito formale per assicurarsi i finanziamenti dell’UE. 

In particolare, il problema riscontrato dalla Corte dei Conti europea è la carenza di valutazioni approfondite sulle strategie di specializzazione intelligente, che rende difficile fare un bilancio sulla loro efficacia. Con l’analisi l’ECA punta a fornire elementi aggiuntivi per effettuare tali valutazioni, partendo da alcune principali criticità che, secondo la Corte, attualmente ostacolano il corretto funzionamento delle strategie di specializzazione intelligente.

Tra queste, la Corte segnala la scarsa integrazione tra le priorità delle varie regioni e quelle europee. Un aspetto, quello del mancato allineamento delle priorità, sottolineato da Annemie Turtelboom, il membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi, che in occasione della pubblicazione dello studio ha dichiarato: “La specializzazione intelligente aiuta le regioni a concentrare gli sforzi su priorità da esse stesse selezionate. In un momento in cui il bilancio dell’UE si rinnova e si pone nuova enfasi sull’industria e sulla difesa, constatiamo invece che nel quadro esistente non si verifica a sufficienza il valore di queste priorità o la loro coerenza con gli obiettivi più ampi dell’UE. È fondamentale trovare la sintesi tra l’approccio dal basso e quello dall’alto e far sì che le misure effettivamente attuate nelle regioni siano in linea con le decisioni adottate a livello europeo. Altrimenti, mancheremo semplicemente l’obiettivo di utilizzare in modo più strategico ed efficace i fondi dell’UE”.

Oltre all’esigenza di una maggiore coerenza tra le priorità delle regioni e gli obiettivi strategici più ampi dell’UE, la Corte dei Conti europea rileva anche margini di miglioramento nel monitoraggio e nella valutazione delle strategie e la necessità di promuovere il valore della cooperazione interregionale. 

Ricerca e innovazione nell’UE: cos’è la specializzazione intelligente 

La specializzazione intelligente, introdotta nel quadro degli obiettivi di ricerca e innovazione (R&I) del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per il periodo 2014-2020 e rinnovata per il settennato 2021-2027, è un approccio “dal basso verso l’alto” alla politica di innovazione che mira a migliorare l’utilizzo dei fondi della politica di coesione dell’UE grazie all’individuazione dei settori di sviluppo più promettenti. 

Praticamente, con la specializzazione intelligente sono le autorità regionali - in collaborazione con importanti stakeholder come imprese, ricercatori e comunità locali - a stabilire le proprie priorità di investimento sulla base dei rispettivi punti di forza e opportunità. In particolare, queste autorità hanno la responsabilità di individuare i settori industriali o altri settori commerciali in cui la specializzazione esiste o viene perseguita e decidere le corrispondenti priorità in materia di ricerca e innovazione. Successivamente, devono selezionare progetti idonei in linea con le priorità, erogare i finanziamenti, e monitorare l’attuazione dei progetti, nonché più in generale della strategia.

L’obiettivo complessivo dell’approccio della specializzazione intelligente consiste quindi nel colmare il divario in termini di innovazione nell’UE, causato da differenze significative della performance in materia di innovazione tra gli Stati membri e le regioni.

Attualmente, sottolinea la Corte nell’analisi, disporre di una strategia di specializzazione intelligente è una condizione essenziale per ricevere i finanziamenti per la ricerca e l’innovazione del FESR, che ha assegnato a tal fine 73,8 miliardi di euro nel periodo 2014-2027. Anche i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo (FSE) possono essere collegati alle strategie di specializzazione intelligente attraverso l’obiettivo specifico delle “competenze per l’S3”. Tuttavia, in questo caso, disporre di una strategia non costituisce un requisito per ricevere i finanziamenti volti a raggiungere tale obiettivo specifico. 

Nello studio l’ECA evidenzia l’importante ruolo che svolge la Commissione nell’accompagnare le regioni nei processi di implementazione e di valutazione delle loro strategie di specializzazione intelligente. L’Esecutivo europeo fornisce infatti sostegno e coordinamento, concentrandosi in particolare sul rispetto dei requisiti giuridici, tramite il suo Centro comune di ricerca (Joint Research Centre, JRC), che nel 2011 ha costituito la piattaforma di specializzazione intelligente, una comunità online per i soggetti coinvolti nella preparazione e nell’attuazione di tali strategie. Nel 2023, la direzione generale Politica regionale e urbana (DG REGIO) ha poi sostituito la piattaforma con una comunità di pratica di specializzazione intelligente, un polo centrale per l’orientamento, la messa in rete, il sostegno e l’apprendimento tra pari sulla strategia di specializzazione intelligente (smart specialisation strategy, S3), che abbracciasse sia la concezione che l’attuazione dell’S3. 

Leggi anche: De Michelis (DG Regio): pericoloso perdere la Coesione nel QFP 2028-34

Specializzazione intelligente: le tre sfide future per la Commissione

Sono tre le grandi sfide che, secondo l’analisi della Corte dei Conti europea, Bruxelles dovrebbe gestire per cogliere appieno il potenziale delle strategie di specializzazione regionale intelligente

In primo luogo, secondo l’ECA, dal momento che il processo di specializzazione intelligente non è attualmente soggetto a una vigilanza adeguata, le priorità stabilite dalle regioni potrebbero non essere sempre in linea con quelle dell’UE, ad esempio con gli obiettivi di politica industriale per la produzione di batterie, microchip e idrogeno. Il problema, quindi, è che la Commissione non ha voce in capitolo per valutare o influenzare le scelte delle priorità regionali. Di conseguenza, tali priorità e gli obiettivi di innovazione a livello europeo sono per lo più perseguiti in modo indipendente, senza strumenti diretti che assicurino efficaci sinergie. Secondo la Corte, per arginare tale problematica, il processo di elaborazione delle strategia dovrebbe condurre all’individuazione di priorità significative e “con un livello di dettaglio adeguato”, in modo che la Commissione possa promuovere la coerenza tra le priorità regionali e quelle della politica industriale dell’UE in materia di ricerca e innovazione

La seconda criticità riguarda la necessità, secondo la Corte, di valutare il valore della specializzazione intelligente come processo. Per affrontare tale sfida, la Commissione dovrebbe procedere ad una valutazione dell’attuazione della specializzazione intelligente nell’UE che dovrebbe appurare se il concetto di specializzazione intelligente funzioni allo stesso modo per le regioni con profili di innovazione e livelli di capacità amministrativa diversi o se debba essere adattato alle loro esigenze specifiche. In tale processo, la Commissione dovrebbe anche sostenere le regioni nelle azioni di monitoraggio, considerate impegnative da molte autorità.

L’ultima problematica individuata dalla Corte dei Conti UE, infine, è legata all’esigenza di massimizzare il valore della cooperazione interregionale, considerata anch’essa impegnativa e, quindi, poco sfruttata dalle regioni. Lo strumento della cooperazione fra regioni può contribuire in modo significativo al successo di una strategia di specializzazione intelligente, consentendo alle regioni di beneficiare delle esperienze reciproche e accedere a nuove risorse, competenze e conoscenze. Per tale motivo, la Corte suggerisce alla Commissione di promuovere ulteriormente la cooperazione interregionale, anche individuando e agevolando i settori idonei per tale cooperazione, sostenendo le regioni meno innovative nello sviluppo della loro capacità amministrativa e garantendo l’instaurazione di idonei incentivi a cooperare.

Per approfondire, consulta il report della Corte dei Conti UE