Bruxelles lancia la consultazione sugli appalti pubblici
C'è tempo fino al 26 gennaio per partecipare alla consultazione sugli appalti pubblici della Commissione europea, un passaggio propedeutico alla revisione delle Direttive UE sugli Appalti Pubblici prevista per il secondo trimestre 2026.
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Composta da un questionario pubblico e da una call for evidence, la consultazione sugli appalti pubblici ha dunque l’obiettivo di raccogliere feedback da parte di esperti, portatori di interesse e amministrazioni pubbliche in vista della revisione delle norme europee in materia di appalti che sarà promossa all’insegna della centralizzazione e snellimento delle attuali disposizioni europee sul public procurement, anche al fine di sostenere l’autonomia strategica UE mediante l’impiego di criteri Made in Europe negli appalti.
Gli appalti pubblici nell’UE
Le autorità pubbliche in tutta l'UE ogni anno spendono oltre 2,6 trilioni di euro per l'acquisto di servizi, lavori e forniture, pari a circa il 15% del PIL dell'UE. Circa un quarto del valore totale degli appalti è soggetto alle norme UE ed è pubblicato nel Tenders Electronic Daily (TED) dell'UE, per un importo che sfiora i 600 miliardi di EUR, circa tre volte la dimensione del bilancio UE.
Nonostante il giro d'affari rilevantissimo promosso dagli appalti pubblici nell'UE, come emerso già dalla valutazione delle direttive sugli appalti pubblici del 2014, i loro obiettivi previsti sono stati solo parzialmente raggiunti e rimangono diversi problemi. Ad esempio la chiarezza giuridica e la flessibilità non sono migliorate, le nuove norme specifiche per settore hanno aggiunto complessità al quadro giuridico, mentre i livelli di trasparenza sono aumentati ma rimangono i rischi di corruzione e le lacune nei dati. E ancora, i livelli di concorrenza possono essere ulteriormente potenziati, la partecipazione transfrontaliera diretta rimane limitata, mentre l'adozione di appalti ambientali, sociali e per l'innovazione, sebbene in progresso, rimane disomogenea.
Allo stesso tempo, sono emerse nuove priorità come la sicurezza economica e l'autonomia strategica, accentuate dai recenti sviluppi geopolitici.
Pertanto, alla luce di tali criticità, l'attuale quadro giuridico UE sugli appalti pubblici continua ad affrontare sfide significative legate principalmente alla sua capacità di indirizzare in modo efficiente gli investimenti e la spesa pubblica e di sostenere le priorità politiche strategiche dell'UE.
Sul tema sono intervenuti anche i rapporti di Enrico Letta (Much More Than a Market) e Mario Draghi (The Future of European Competitiveness) da cui emerge come, allo stato attuale, sia necessario utilizzare meglio gli appalti pubblici per sostenere il Mercato Unico Europeo, rafforzare la competitività e promuovere l'autonomia strategica e la sostenibilità.
In tale contesto, durante il discorso sullo Stato dell'Unione del 2025, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha confermato l'ambizione di utilizzare i criteri "Made in Europe" negli appalti pubblici, mentre il Vicepresidente Esecutivo Séjourné ha sottolineato la necessità di semplificare e modernizzare le norme esistenti e il potenziale degli appalti pubblici come parte della strategia di investimento europea per rafforzare la competitività, la resilienza e la sicurezza economica dell'UE.
La revisione delle direttive europee sugli appalti pubblici
Per il secondo trimestre 2026 è dunque il calendario la preparazione di una proposta legislativa per la revisione delle direttive UE in materia di appalti pubblici.
L’obiettivo dell'iniziativa è quella di rendere gli appalti pubblici un elemento essenziale di una strategia efficiente di investimento pubblico, migliorando le procedure di appalto in modo che siano semplici, flessibili e coerenti, nonché aumentando la trasparenza e prevenendo la corruzione e le pratiche anticoncorrenziali
La revisione intende anche sostenere la sicurezza economica e la sovranità dell'UE integrando criteri Made in Europe nei settori strategici e allineando la politica degli appalti pubblici con gli obiettivi politici strategici dell'UE, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità sociale e ambientale.
Promuovendo un approccio coordinato agli appalti pubblici, dunque, l'UE può creare un quadro più rapido e coordinato per aumentare l'efficienza degli investimenti che riducono la sua dipendenza esterna e garantire che infrastrutture, beni e servizi critici siano resilienti e sicuri.
La consultazione europea sugli appalti
Come già accennato, la consultazione - lanciata il 3 novembre dalla Commissione - consiste in un questionario pubblico presente sul portale Have Your Say e in una call for evidence.
Nel primo caso si tratta di un questionario online rivolto a autorità governative; acquirenti pubblici a livello nazionale, regionale e locale e organismi centrali di acquisto; l'industria e i loro rappresentanti, incluse PMI, start-up e imprese sociali; organizzazioni non governative; partner sociali, inclusi i sindacati; mondo accademico e istituti di ricerca. Si tratta di uno strumento che copre aspetti sia generali che tecnici, a cui è possibile rispondere in tutte le lingue dell'UE.
Con la call for evidence, invece, la Commissione intende garantire che tutti gli stakeholders, le autorità pubbliche e gli individui possano fornire le loro opinioni, prove ed esperienze riguardo agli appalti pubblici nel Mercato Unico per sostenere i preparativi per la revisione delle norme UE in materia. La call for evidence consentirà, infatti, di raccogliere informazioni, dati e feedback approfonditi e di alta qualità sugli obiettivi e su opzioni politiche delineate - come la semplificazione delle procedure di procurement oppure i criteri Made in Europe, solo per citarne alcune - nonché dati, studi e altre tipologie di documenti.
Il periodo di consultazione si è aperto ieri, 3 novembre, e resta attivo per 12 settimane, fino al 26 gennaio 2026.
Al termine della consultazione sarà realizzata una relazione di sintesi e una valutazione d’impatto a cui seguirà anche una conferenza di alto livello nel 2026.
Per maggiori informazioni, consulta il questionario online e la call for evidence