Giorgetti a Cernobbio: la manovra 2026 tra spese per la difesa e tutela dei redditi bassi
Complici i dati positivi sull’andamento delle entrate di qualche giorno fa, a Villa d’Este il ministro Giorgetti ha dichiarato che la legge di bilancio 2026 non sarà una manovra correttiva. Senza sbottonarsi troppo, il numero uno del Mef parla di misure per i redditi bassi, ma lo fa non potendo dimenticare il contesto internazionale caratterizzato da guerre commerciali e dagli impegni assunti sulle spese per la difesa.
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“Un fatto nuovo che implica una diversa proiezione sui conti pubblici” e che “è un elemento che dovremo valutare. Alla fine speriamo che non comprometta i nostri obiettivi di politica economica e politici in senso lato”, ha spiegato il ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.
Legge di bilancio 2026, Giorgetti: nessuna manovra correttiva
Pubblicato qualche giorno fa dal Dipartimento delle Finanze, il Bollettino delle entrate tributarie relative al mese di luglio 2025 riporta che, nel periodo gennaio-luglio 2025, le entrate tributarie erariali ammontano a 336.766 milioni di euro, con un aumento di 8.401 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+2,6%).
La crescita è trainata dalle imposte indirette risultano pari a 142.271 milioni di euro (+6.895 milioni di euro, pari a +5,1%) positiva ma più contenuta la crescita delle imposte dirette che si attestano a 194.495 milioni di euro (+1.506 milioni di euro, pari a +0,8%).
Pertanto alla luce dei dati positivi sulle entrate, ieri a Cernobbio il numero uno del Mef ha annunciato che “diversamente agli anni passati” quando sono state sempre necessarie manovra correttive “che hanno imposto sacrifici agli italiani, la notizia è che quest’anno non serve nessuna manovra correttiva perché i conti stanno andando come previsto”.
Certo, ha aggiunto Giorgetti, “l’economia ha subito un rallentamento per la guerra commerciale”. Un fattore che però è già stato tenuto in conto dal governo che infatti in inverno ha abbassato le stime di crescita allo 0,6% su base annuale. Previsioni che “ritengo potranno essere accolte”, ha aggiunto il ministro.
Il peso delle spese militari sulla Manovra 2026
Nella partita della legge di bilancio 2026 si è inserita, però, un'altra variabile: le decisioni assunte a livello internazionale ed europeo di aumentare in modo significativo le spese per la difesa.
“Un fatto nuovo che implica una diversa proiezione sui conti pubblici” e che “è un elemento che dovremo valutare. Alla fine speriamo che non comprometta i nostri obiettivi di politica economica e politici in senso lato”, ha dichiarato il ministro.
Prima di tali decisioni, infatti, il governo “aveva fatto una pianificazione su base pluriennale che prevedeva esattamente lo spazio per intervenire in modo significativo sul fronte fiscale per le famiglie” con redditi medi e bassi, in linea con quanto fatto dalla finanziaria dello scorso anno.
“Adesso stiamo lavorando per trovare le soluzioni per rendere compatibile questo percorso (quello di ulteriori misure a vantaggio dei redditi più bassi, ndr) con quelli che sono gli impegni supplementari in termini di spesa militare e su cui l’UE ha permesso la deroga al Patto di stabilità per quanto riguarda le spese per la difesa”. Una scelta, quella di derogare al Patto solo per le spese per la difesa e non per altre, che è "difficile da spiegare all’uomo comune”, ha commentato però Giorgetti.
In tale contesto il ministro chiama in campo anche i Big italiani della difesa, a cominciare dalle partecipate. L'aumento del budget della difesa è un dovere assunto dal governo in sede internazionale “su cui deve affiancarsi un impegno significativo dell'industria nazionale della difesa chiamata a fare uno sforzo quasi improvviso ma titanico per poter partecipare a questa fase”, ha dichiarato Giorgetti. Il timore del ministro è infatti quello che, senza un protagonismo dell’industria italiana del settore difesa, i nuovi impegni si traducano “solo in un aggravio per la finanza pubblica, senza nemmeno il ritorno di un aumento della produzione industriale e degli occupati in italia”. In tale contesto, ha quindi spiegato Giorgetti, il governo ha “sollecitato le società partecipate in termini di impegni”.
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Guerre commerciali e manovra 2026
Infine, nella grande partita della legge di bilancio 2026 si inserisce il fattore “guerra commerciale". Un primo impatto si è avuto già con il taglio delle stime di crescita, passate allo 0,6%.
Un secondo impatto, ha aggiunto Giorgetti, potrebbe emergere anche dalla debole cinghia di trasmissione che c’è stata tra il taglio del cuneo fiscale per i redditi bassi e la dinamica dei consumi interni che è rimasta modesta, a vantaggio invece di un aumento del risparmio. Un fattore probabilmente dovuto - secondo il ministro - ai timori derivanti dalle guerre commerciali e dal loro impatto sul presente e sul futuro.
Su questi temi però Giorgetti focalizza l’attenzione non tanto - o comunque non solo sulle scelte dell'Amministrazione Trump - ma anche sugli squilibri della bilancia commerciale a favore della Cina e di altri paesi asiatici. Squilibri resi ancora più acuti dall'introduzione dei dazi statunitensi e dal problema della over capacity cinense “che, in un contesto di competizione globale, dove alcuni si possono permettere di produrre in perdita e a prezzi non remunerativi, è un fattore che deve essere considerato”.
Da qui l'opinione del ministro è che il vero tavolo della partita debbano essere le complessive regole del commercio globale e la necessità di “definire un livello di competizione che sia fair per tutti coloro che sono abilitati a intervenire”.
Per maggiori informazioni, ascolta l'intervento del ministro Giorgetti al Forum Cernobbio 2025